“Tutto è partito da una pausa, dalla presa di coscienza che non potevo vivere dentro una stanza, quindi iniziava il viaggio verso il pacchetto energetico che ci è stato regalato nell’infanzia e che poi ho depauperato nel tempo. Le sculture sono disseminate in quasi 40.000 metri quadrati in un percorso ben preciso che vede l’alternarsi di opere e alberi di ulivo e secolari frassini e lecci. Molta gente viene a trovarci da varie parti del mondo sia per soggiornare nell’agriturismo o per fare la visita guidata del giardino con l’artista.Un camminata lenta per alleggerirsi dell’io amico-nemico che gestisce quasi tutte le ore e i giorni della nostra vita. Con il pretesto di parlare di arte ambientale si finisce per fare una riflessione sui noi stessi e i nostri rapporti con gli altri umani e le altre specie con le quali condividiamo il pianeta. Infatti davanti all’opera l’Arca nasce il dibattito sull’immigrazione, sulle bare galleggianti, si discute del muro che divide il sud e il nord, i ricchi e i poveri, di chi perseguita e chi è perseguitato.Nello stesso tempo se nella stiva sono rinchiusi il dolore, la sofferenza e la morte su in alto le due facce di Noè femminile e maschile dominano la scena, si liberano in una specie di danza sul sui bordi dell’arca che ci porta verso temi come la speranza nel progetto umano, la libertà, lo spazio sacro. Sono danzatori del corpo divino su una straordinaria nave della follia che fa rotta verso la rinascita.”